
Operazione antifrode in sinergia, Procura, Gdf e Agenzia insieme
Il Protocollo d'intesa sottoscritto nel dicembre 2024 tra la Procura della Repubblica, la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate del distretto pratese sta dimostrando, fin dalle prime applicazioni, tutta la sua efficacia nella repressione delle condotte evasive più gravi e strutturate.
L'azione sinergica tra le istituzioni, il costante dialogo operativo tra Autorità giudiziaria e Amministrazione finanziaria, l'integrazione tra indagini penali e verifiche fiscali, rappresentano oggi un modello virtuoso di contrasto alle frodi tributarie e alla criminalità economico-finanziaria.
Attraverso un flusso informativo rapido e sicuro si è riusciti a garantire tempestività nell'azione repressiva, massimizzando le possibilità di aggredire i patrimoni illecitamente accumulati e restituendo concretezza alla funzione di riscossione coattiva in danno dei responsabili.
I fatti
Ammonta a circa 4 milioni di euro l'introito effettivamente recuperato a favore dello Stato nell'ambito di una complessa attività investigativa relativa a una frode fiscale connessa al contrabbando di tessuti e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, mediante le quali venivano occultati i reali canali di approvvigionamento delle merci.
L'indagine, avviata e condotta dalla Guardia di finanza di Prato, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, ha consentito di far luce su una struttura illecita radicata, capace di operare attraverso una rete articolata di soggetti giuridici fittizi, intestati a meri prestanomi, ma gestiti di fatto da un cittadino cinese formalmente impiegato presso uno spedizioniere di Genova. Quest'ultimo fungeva da interfaccia tra gli esportatori della madrepatria e i destinatari reali delle merci, distribuite sul territorio nazionale in evasione sistematica dell'Iva.
La frode si concretizzava principalmente attraverso l'introduzione fittizia di tessuti in depositi Iva, cui seguiva la loro estrazione da parte di società cartiere senza alcuna operatività reale. Tali soggetti emettevano documentazione fiscale apparente e facevano pervenire la merce a Prato, dove veniva consegnata ai reali destinatari senza il successivo adempimento degli obblighi dichiarativi e di versamento. In altri casi, invece, erano società realmente operative a curare le importazioni, salvo poi omettere ogni adempimento fiscale e procedere alla vendita in nero dei beni, talvolta distruggendo documenti contabili e fiscali per impedire la ricostruzione delle operazioni.
Le attività d'indagine, rese possibili anche grazie all'uso esteso di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno portato alla completa ricostruzione delle operazioni illecite e alla contestazione di una pluralità di reati, tra cui associazione a delinquere finalizzata al contrabbando aggravato, al falso in atto pubblico, all'intestazione fittizia di beni e all'evasione fraudolenta.
Sulla base delle risultanze acquisite, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Prato ha emesso un'ordinanza di misure cautelari personali e patrimoniali, disponendo il sequestro preventivo dei beni nella disponibilità del sodalizio criminale, finalizzato alla confisca.
L'intervento tempestivo per evitare la prescrizione e recuperare i fondi
A seguito del costante monitoraggio dello stato del procedimento penale, la Guardia di finanza, rilevando l'approssimarsi dei termini di prescrizione, ha tempestivamente instaurato un'interlocuzione con la Procura della Repubblica, volta all'ottenimento dell'autorizzazione necessaria per attivare le procedure esecutive da parte dell'Agenzia delle entrate–Riscossione.
Grazie a questo intervento sinergico, promosso dal Comando provinciale della Guardia di finanza di Prato con il costante confronto della Direzione provinciale di Prato, è stato possibile avviare un dialogo operativo tra l'autorità giudiziaria e l'Agenzia delle entrate–Riscossione, consentendo a quest'ultima di acquisire tempestivamente le informazioni indispensabili per emettere, con carattere d'urgenza, un atto di pignoramento ex articolo 72-bis del Dpr. n. 602/1973, nei confronti delle somme affidate al custode giudiziario.
La complessiva attività ha condotto a un risultato tangibile e rilevante: il blocco definitivo e l'incameramento da parte dello Stato di circa 4 milioni di euro, già depositati sul Fondo unico di Giustizia, che altrimenti sarebbero potuti essere restituiti agli indagati. Si è così evitata la dispersione di risorse pubbliche, assicurando il recupero di un rilevante importo a favore dell'Erario.
Un modello operativo di successo
Il risultato conseguito rappresenta un esempio virtuoso di sinergia istituzionale tra Procura, Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, quest'ultima in grado di fungere da cerniera funzionale tra le dinamiche del processo penale e le leve operative della riscossione coattiva.
Tale approccio ha consentito di assicurare continuità e coerenza tra l'azione investigativa e quella esecutiva, traducendo l'efficacia repressiva in un immediato beneficio per la collettività e tutelando concretamente gli interessi erariali.
Da Fisco Oggi