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L'ECONOMIA DELL' ISOLA DELL' ELBA

14.08.2023

I più grossi interventi fatti dallo stato italiano in campo economico, peraltro non sempre azzeccati, risalgono al periodo immediatamente successivo al secondo conflitto mondiale, quando si rilanciarono l'edilizia e la costruzione delle principali infrastrutture nel tentativo di colmare il vuoto occupazionale determinato dalla chiusura dell'imponente complesso siderurgico di Portoferraio. Oggi, fatta eccezione per quelle zone dell'Arcipelago interdette ai visitatori e trasformate ormai da qualche anno in santuari della ricerca e della conservazione, le isole toscane reggono la loro economia sullo sfruttamento del turismo. I servizi e le attività legate all'accoglienza dei visitatori sono indubbiamente la molla dello sviluppo dell'Arcipelago Toscano e la principale fonte di ricchezza per i suoi abitanti: la gestione delle strutture ricettive, la ristorazione, le attività commerciali e i servizi offerti al turista non solo rendono gradevolissime le sue vacanze ma gonfiano ovviamente anche le tasche degli isolani.
Nelle maggiori isole toscane quella del turismo ha assunto l'aspetto di una vera e propria industria anche se, fortunatamente, l'intensa attività edilizia degli anni '70 si è fermata in tempo, riuscendo a non coprire le meraviglie di questi luoghi sotto un'enorme colata di cemento. Specialmente nei versanti in cui si è scommesso proprio tutto sul turismo si è optato per la conservazione del paesaggio e delle architetture più tipiche, evitando una cementificazione selvaggia che a suon di residence avrebbe finito per dare un volto unico ed omogeneo a tutte le zone dell'Arcipelago.
Comunque bar e ristoranti, alberghi e villaggi turistici, locali notturni, discoteche e parchi giochi studiati per soddisfare anche i gusti e i bisogni più stravaganti dei visitatori, costituiscono il cuore pulsante delle isole toscane. Oltre a questo aspetto, peraltro piuttosto ovvio, dell'economia di quella parte di isole aperta ai visitatori, è fiorente anche l'attività dei cantieri navali, visto che le imbarcazioni qui sono da considerarsi il mezzo di trasporto in assoluto più utilizzato. Discreta vitalità ha riguadagnato recentemente anche l'agricoltura che ai primi del Novecento rischiò l'abbandono totale: un'epidemia di filossera devastò interamente i vigneti, l'emigrazione e la polverizzazione delle proprietà, l'illusione di facili guadagni offerta dall'attività estrattiva determinarono l'abbandono di quasi tutte le coltivazioni nelle isole dell'Arcipelago, ad eccezione di Montecristo dove le coltivazioni non sono mai esistite poiché il terreno è completamente roccioso e l'attività prevalente è da sempre la pesca.
Si può comunque affermare che la ripresa dell'agricoltura, in particolar modo all'Elba e al Giglio, sia stata anch'essa stimolata dall'avvento del turismo di massa, visto che la molla che ha fatto scattare la ripresa della viticoltura è stata proprio la grande richiesta di vini che si registra nel periodo estivo. La coltivazione della vite si può quindi definire un indotto del turismo e, proprio per rispondere alle esigenze dei visitatori, si è giunti qualche anno fa alla costituzione di un Consorzio di tutela dei vini dell'Elba che rappresenta attualmente quasi il 70% dell'uva Doc prodotta e vinificata sull'isola e sta progettando la realizzazione di una serie di Itinerari noti come Strade del vino, che si rivolgano in maniera specifica a quanti mostrino di prediligere il turismo rurale ed enogastronomico. Naturalmente l'altra attività economica prevalente dell'Arcipelago Toscano è la pesca che ha comunque subito una brusca battuta d'arresto ai primi del Novecento per via delle stragi indisciplinate di pesci.
Già in epoca romana alcune ville patrizie possedevano vasche per l'itticoltura e i pescatori del Giglio, dell'Elba, di Gorgona e di Capraia erano famosi nel Tirreno per la loro abilità nella caccia alle acciughe che poi si conservavano sotto sale. Poi l'arrivo in massa di pescatori provenienti da altri porti causò una drastica riduzione dei banchi di pesce azzurro presenti vicino alle coste delle isole toscane e una battuta d'arresto significativa per quella che fino ad allora era stata la molla dell'economia e dello sviluppo di queste terre. I pescatori elbani in particolare erano noti per l'abilità dimostrata nella pesca al tonno: le tonnare avevano a bordo fino a 100 uomini alla volta, ma anche questi coraggiosi lupi di mare hanno recentemente dovuto ripiegare su altre attività a causa della pesca sfrenata che negli ultimi anni ha letteralmente decimato i tonni presenti nelle acque toscane.
Tra le attività artigianali si distingue la lavorazione delle ceramiche, nella quale gli elbani sono molto abili: gli strumenti di lavorazione restano il tornio e le mani, nel pieno rispetto della tradizione, ma si cercano sempre forme nuove per rispondere alle esigenze degli arredatori più raffinati che oggi possono trovare anche complementi realizzati con pregiate argille refrattarie e terra vulcanica, che sopportano bene anche il gelo senza spaccarsi. La raffinatezza dei decori e il gusto degli artigiani nell'armonizzare i colori, restituiscono veri gioielli in terracotta, unici e impreziositi addirittura da qualche piccolo difetto che tradisce la realizzazione interamente eseguita a mano.

DOTT. DI TOMMASO